lunedì 31 marzo 2008

Al ladro! Modelle rubate!

Sabato scorso, nel pomeriggio, presso il museo di scienze naturali vi è stata la premiazione del concorso fotografico le forme dell'acqua e la presentazione del volume stampato per l'occasione.
Io, dato che lavoravo, non ho potuto esserci :-( !
Ho mandato le mie due eccezionali modelle in avanscoperta ed ecco il fattaccio: il fotografo del Trentino me le ha subito rubate! Accidenti... :-)


(Elena e Maura assorte ad ammirare le foto del concorso)

Ferrata Colodri

L'altro giorno, mentre con Elena stavamo passeggiando in quel di Arco attendendo che la mostra di Segantini aprisse, parlando di futuri itinerari escursionistici Elena mi ha detto che vorrebbe fare qualche ferrata e provare ad arrampicare. Detto fatto!
Domenica, dopo 7 ore di lavoro e solo un paio di ore di sonno - maledetto cambio d'ora :-( - godute, mi ritrovo in compagnia di Elena e Maura in quel di Arco per affrontare la semplice ferrata dei Colodri e in seguito fare qualche tiro sulle semplici pareti della falesia Il Muro dell'Asino.
Durante il viaggio mi rendo conto di aver dimenticato a casa una cosa fondamentale: l'imbrago! Come fare?Mai zeder!, ormai siamo quasi a Dro e di tornare indietro non ne ho certo voglia.
Maura, che durante il viaggio ha cominciato ad accusare un leggero malessere, fortunatamente risolve il problema - almeno in parte: con un imbrago solo arrampicare non è raccomandabile - e così mentre lei decide di aspettarci nel prato del castello, io e Elena partiamo alla volta del sentiero attrezzato.
Con la testa non ci sono proprio oggi: ho dimenticato pure la fedele reflex in macchina :-(. Accidenti!
Nel salire verso l'attacco Elena mi esterna alcune "preoccupazioni" in merito alla nuova esperienza ma, abilmente riesco a tranquillizzarla: almeno spero di esserci riuscito. Attaccata la via saliamo senza particolari difficoltà il breve percorso attrezzato. Elena, che si sente a suo agio su questi dolcissimi declivi, è molto contenta e ciò mi rallegra. In breve raggiungiamo la croce sommitale - tempo fa fu la nostra prima cima assieme :-) - dove releghiamo i nostri pensieri sul libro di vetta. A tratti correndo, scendiamo in velocità verso il castello dove ci aspetta Maura.
Nel verdeggiante prato sottostante il castello, dove bimbi gioiosi si dilettano nel rincorrersi vicendevolmente, ci riposiamo sotto un sole cocente e benefico.
Il giorno sta lentamente volgendo al termine: ghè da nar!, a casa però stavolta.
Una bella giornata



(Il castello dalla ferrata)

(Tratto alto della ferrata)

sabato 29 marzo 2008

Segantini

Nella bella cittadina di Arco, in questi giorni si sta tenendo una mostra dedicata a Giovanni Segantini esponente di spicco del divisionismo. Il divisionismo è un movimento pittorico italiano sviluppatosi a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento. La sua tecnica innovativa, che nacque dall'esigenza di rappresentare il vero e gli effetti della luce del sole, accostava i colori puri e li applicava sulla tela a piccoli tratti, in modo filamentoso.
Nonostante la giornata invitasse a godere dei benefici effetti dei raggi di sole che oggi copiosi si gettavano a terra, insieme ad Elena abbiamo di deciso di spendere parte della giornata a visitare la mostra allestita presso la galleria civica del borgo.
Mens sana in corpore sano direbbero i latini J .
I quadri esposti, provenienti da collezioni private e musei nazionali ed esteri, anche se in numero piuttosto limitato sono in grado, osservandoli con attenzione, di suscitare forti emozioni. L’uso sapiente della prospettiva, delle luci e delle ombre, gli accostamenti cromatici ed i soggetti scelti – la mostra è intitolata: Giovanni Segantini Della Natura – trasportano l’osservatore all’interno delle opere facendolo godere degli splendidi panorami dell’Engandina con i suoi lussureggianti pascoli alpestri circondati da acuminate ed imbiancate cime.
Vari sono stati i dipinti che ci hanno emozionato:

  • La raccolta del fieno
  • Mezzogiorno sulle Alpi
  • Alpe di Maggio
  • La benedizione delle pecore
  • Vacca bruna all’abbeveratoio
  • Ritorno all’ovile
  • La portatrice d’acqua

Il mio preferito è rappresentato da: Ave Maria a Trasbordo (1886), mentre quello che più ha colpito Elena è stato: Costume Grigionese (1887).
Una splendida mattina culturale!

Ave Maria a Trasbordo

Costume Grigionese


venerdì 28 marzo 2008

Nuovi, frizzanti, innovati drink in lattina

Illy e Coca Cola sono pronte a lanciare sul mercato il caffè in lattina. La società di Trieste e la multinazionale americana hanno da poco formato una joint-venture – la Ilko Coffee Internazionale – che dal mese prossimo immetterà sul mercato tre innovati prodotti in lattina: un caffè espresso freddo, un cappuccino e un latte macchiato.
Fetta di mercato in continua crescita, quella delle bevande “ready to drink” sta riscuotendo notevole successo in tutto il globo come viene ben dimostrato dal giro di miliardi che le ruotano attorno.
Personalmente, non essendo amante delle bevande a base di caffè, mi asterrò dal provare questi nuovi “intrugli”. Mi auguro solamente che le papille gustative dei futuri bevitori siano stimolate in maniera migliore di quanto avvenga sorseggiando un caffè o un cappuccino nei fast food: non ne sono molto sicuro…

TOILETTEpenia

Da poco pubblicata sulla nota rivista The Lancet una ricerca che punta il dito contro l’esiguo numero di gabinetti nel mondo. Ciò mina seriamente la salute delle persone. 2,6 miliardi sono attualmente le persone che nel mondo, per mancanza di acqua e strutture, non dispongono della toilette mentre, sono 1,5 milioni le persone che a causa di una scarsa igiene vanno incontro ad exitus. Per far fronte a questo problema è stato di recente istituito un fondo globale a favore di appropriate misure igieniche e lo stato Nipponico ha incluso questo delicato tema nell’agenda del prossimo G8 che si terrà a luglio nella città di Hokkaido.
Tema delicato e per troppo tempo ignorato o per meglio dire trascurato dalle istituzioni mondiali si trova ora sotto i riflettori dato che, cosa ormai assodata da tempo, acqua e una rete di servizi igienici efficiente hanno un impatto più che positivo sulla salute.

giovedì 27 marzo 2008

Ferrata Rio Secco e Monte di Mezzocorona

Pomeriggio, come deciso ieri con Alessio, bisognava andare a fare un giretto da qualche parte. L'idea era quella di trovarci nel primo pomeriggio per andare a fare il burrone di Mezzocorona.
Molto contento di andare a fare un giro con lui, sentivo però un po' di nostalgia del Cadin quindi verso le 13.30 quatto quatto senza dire niente a nessuno mi sono preparato e mi sono portato all'ampio parcheggio che sovrasta l'inizio della ferrata. Ho salito la ferrata in 17 minuti e 5 secondi: l'allenamento da i suoi frutti.
Poco prima di arrivare in cima, per fortuna in un posto dove è necessario solo camminare e non usufruire anche degli arti superiori, mi chiama Alessio per dirmi che è quasi pronto. Sentendomi soffiare un po', mi chiede dove sono e dopo le spiegazioni del caso dice: "Scendi con calma dalla ferrata che la facciamo un'altra volta e poi andiamo sul monte di Mezzocorona così impari!".
Mai zeder! Percorro a ritroso il sentiero attrezzato e poco dopo la partenza dei primi infissi metallici me lo ritrovo davanti. Su di nuovo allora! Giunti correndo alla macchina ripartiamo velocemente per Mezzocorona e qui, dopo un necessario rifornimento idrico balziamo velocemente lungo l'irto sentiero. A metà un lieve torpore - probabilmente da deficit di glucosio circolante - mi fa rallentare un po' ma poi, come per magia sento nuove energie salirmi da dentro e così riesco a chiudere con 29 minuti e 20 secondi :-) distaccando di un paio di primi il mio compagno. Proseguendo verso la funivia siamo accolti da un vasto tappeto variopinto formato da una moltitudine di primule e violette mentre poco più in la, nel bosco che lentamente sta rinascendo, si sente il ritmico e cadenzato "martellare" di un picchio.
E' ora di scendere e anche se controvoglia mi autoinfliggo la discesa con la funivia.
Io odio le funivie...:-(


Il prima e il dopo

E' questo per me, uno di quei periodi in cui amo leggere e, come spinto da un istinto irrefrenabile, non posso fare a meno di fagocitare con avidità pagine su pagine.
Dopo "Cosa sognano i pesci rossi", ieri è stata quindi la volta di "Il prima e il dopo - Quando la mia storia diventa la tua storia".
Il prima e il dopo è un concorso letterario, che quest'anno giungerà alla quinta edizione, nato per dare la possibilità a tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno vissuto/provato l'esperienza del tumore alla mammella.
Artefice di questo concorso è il movimento di opinione europeo per la lotta al tumore al seno: EUROPA DONNA, presente attualmente in 40 paesi paneuropei. Fine del movimento è quello di sensibilizzare la popolazione alle tematiche riguardanti la neoplasia mammaria.
Il libro, da me letto,rappresenta una raccolta di racconti e poesie scritte da chi ha vissuto i drammi di questa patologia. I vari brani, ricchi di emozioni, di vissuti personali fatti di paure, speranze, abbandono, frustrazione dolori e gioie, permettono, a mio parere, di superare quei tabù e quelle barriere psicologico-sociali tipiche di chi ha una conoscenza limitata e non corretta della malattia.
Un libro carico di vissuti ed emozioni forti.
Pur non essendo molto amante del genere poetico, nel procedere con la lettura sono rimasto affascinato da un poema di Lucille Clifton tratto da "Blessing the boats: new and selected poems 1988-2000", Boa, 2000.

CICATRICE

impareremo
a vivere
insieme.

ti chiamerò
nastro di fame
e desiderio
risvolto di tasca
vuota
margine del prima e del dopo.

e tu
come mi chiamerai tu?


Lucille Clifton

mercoledì 26 marzo 2008

Defaticamento

Norberto oggi mi ha proposto di andare a fare un breve giro in bici - dato che per lui quest'anno è la prima volta - e, anche se i miei propositi oggi erano quelli di riposare le gambe, non ho potuto dire di no. Il clima mite e l'assenza di vento ci hanno permesso di macinare una trentina di km in poco più di un'ora.
Mai zeder...


Cosa sognano i pesci rossi

Ho, da pochi minuti, finito di leggere, sarebbe meglio dire "divorare" il libro "Cosa sognano i pesci rossi" di Marco Venturino, direttore della UTI dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
Prestatomi alcuni giorni fa, ho potuto cominciarlo solo ieri in tarda serata.
A dispetto del titolo che potrebbe travisare l'argomento, "Cosa sognano i pesci rossi" è un romanzo in grado di colpire nel profondo il lettore grazie alla sua capacità di conciliare riflessioni sulla vita e sulla morte descrivendo spesso anche la quotidianità a volte superficiale e degradante. Due coetanei 45enni sono gli attori principali dell'opera: Pierluigi Tunesi, amministratore delegato di una grande azienda che dopo un intervento chirurgico mal riuscito si ritrova suo malgrado a cercare di sopravvivere, immobilizzato e reso muto da una tracheotomia, nel reparto di terapia intensiva dove lavora Luca Gaboardi, medico anestesista rianimatore.
Sono loro, rispettivamente il "pesce rosso" rinchiuso nel suo silenzioso acquario e la "faccia verde" che si china su di lui per cercare di aiutarlo nella misura in cui il suo essere medico ma soprattutto uomo gli permette.
Con il suo romanzo, Venturino, regala una fotografia priva di filtri della realtà che si cela nelle terapie intensive descrivendo abilmente ed efficaciemente sia la sofferenza della malattia sia la tacita perseveranza di chi, paziente o medico, crede e lotta per la vita.
Ripensando alla mia brevissima esperienza in UTI, leggendo questo splendido romanzo, ho potuto far riaffiorare le emozioni, le gioie e i dolori che mi hanno accompagnato durante quel percorso.
In alcuni atteggiamenti dello sfortunato Tunesi e di Gaboardi, ho rivisto i miei pazienti, i miei colleghi e ciò è stato spunto per successive riflessioni personali sul rapporto vita/morte.

Un libro che consiglio caldamente a tutti :-).

martedì 25 marzo 2008

Di corsa ai masi di Pressano

Ghè da nar! I lavori di trasloco procedono bene e quindi, nonostante fuori ci sia un venticello gelido proveniente da nord che lambisce la valle dell'Adige, decido di andare a correre un po'! Ieri sera con Luca, Daniele e Maxi ci siamo fatti una scorpacciata di salumi vari, carne salada e tortel di patate in quel dei Sorni. La meta ideale è quindi ripercorrere, con piccole variazioni, il percorso che porta alla Lanterna così da espiare i deliziosi peccati di gola.
Partito da casa in tranquillità, sento che le gambe sono un po' "legnose" e non rispondono come dovrebbero. Superati i tornanti della val di Cembra, dato che la situazione invece che migliorare peggiora, mi balena l'idea di tornare sui miei passi ma poi...Mai Zeder...desisto e continuo la salita.
Di li a poco, dopo i masi di Pressano, con un tratto in discesa la situazione migliora decisamente -alla faccia delle ginocchia di Daniele :-) - e quindi sollevato nel corpo e nello spirito continuo senza forzare troppo. In meno di un ora e mezzo sono a casa con 400 m dislivello e una ventina di Km sulle gambe: sto bene!
Mai zeder...




Pasqua reprise

Ancora qualche scatto e qualche elaborazione digitale delle pose di domenica scorsa. Peccato che Maura sia dovuta andare via così presto.











lunedì 24 marzo 2008

...Pasqua con chi vuoi

La giornata di ieri, domenica di Pasqua, ricordava più un giorno di pieno inverno piuttosto che un giorno di primavere: pioggia, freddo e neve ci hanno accompagnato, almeno in Trentino, per tutto il giorno. Di andare in giro non se ne parla proprio quindi in accordo con le mie due modelle - Elena e Maura - decido di spendere parte del pomeriggio alla fotografia cominciando a sfruttare con un po' di serietà il nuovo impianto di illuminazione. A Pasqua, come tutti gli altri giorni del resto, è bello trascorrere del tempo con le persone che ti fanno stare bene! Spero sia così anche per loro.





























Sono rimasto soddisfatto dei risultati ottenuti e spero che pure le mie due pazienti "cavie" apprezzino i loro scatti. :-)

sabato 22 marzo 2008

Laghi di Lamar

Ghè da nar! L’idea oggi era quella di andare a fare la ferrata dell’Amicizia, simpatico percorso che al cospetto del lago di Garda, con lunghe scale risale cima SAT. L’incertezza prevista da meteotrentino per la giornata odierna, alla fine mi ha fatto desistere e quindi alle 9.00 mi trovo con Luca e Daniele per una breve escursione da Zambana Vecchia ai laghi di Lamar.

Partiti con ritmo tranquillo – pensavo di soffrire un po’ per la corsetta di ieri – risaliamo, ridendo e scherzando, il sentiero che in breve tempo ci fa alzare di quota. Daniele ha ancora in mente la sera di ieri, al Carter House, dove ha incontrato Francesca e quindi per un po’ il discorso cade proprio su di lei per poi proseguire sulle donne in generale e sul rapporto uomini-donne. Chiacchieroni…ghè da nar no da ciacerar :-); lasciando i due al discorso decido per un breve allungo e agilmente macino alcune centinaia di metri correndo(mai zeder!). Il mio input non viene recepito e quindi mi adeguo, seppur un po’ malvolentieri, ad un andatura turistica. Arrivati al lago ci fermiamo a gustare i giochi di luce che il riflesso del sole crea sulla superficie verdastra del lago lievemente increspata dal vento. Basta poco per rendermi/ci felice/i. Nella testa scorrono nitide alcune parole del buon Curreri:

…che la natura fosse così stupefacente

non mi ero accorto

ero cieco

mi guardavo solo dentro

ma per un attimo quel temporale

mi ha preso fuori dalle paranoie

mi ha trascinato via con il suo vento…”.

Ad un tratto una sagoma biancastra fa capolino sulla sponda opposta del lago: un airone cenerino!, la macchina fotografica ovviamente è rimasta a casa ma fa lo stesso :-). Nel ritorno ci fermiamo alcuni minuti a gustare il panorama sulla valle dell’Adige e sul Lagorai dove probabilmente nevica; un tratto di sentiero a salti – Luca giura di aver visto un capriolo – ed è già ora di salire in macchina. Mattinata rilassante. Pomeriggio lavoro :-( ma stasera se il tempo tiene ghè da nar ancora…non anticipo nulla sulla meta sennò qualcuno insinuerà che sono pazzo ;-)!

Cazzo piove :-(! Per consolarmi vado con Luca a Caldonazzo a vedermi un tributo a Vasco.

I “richiami” delle rondini

Nel Climatic atlas of European breeding birds, l’atlante climatico europeo degli uccelli nidificanti, un gruppo di ricercatori britannici ipotizza che se, in questo secolo la temperatura media globale aumenterà di circa 3°C, le specie ornitologiche si sposteranno di circa 550 km verso nordest.
Uccelli africani potranno quindi trovare casa nelle terre bagnate dal mar Mediterraneo, quelle che soggiornano in Italia si sposteranno più a nord e specie abituate a climi freddi come per esempio la bellissima pernice bianca, correranno il rischio di estinzione.
Tante cose stanno cambiando e se ci soffermiamo un po’ ad osservare il mondo che ci circonda – in maniera attenta e critica - anche noi siamo in grado sicuramente di notarne alcune.
Non solo la nidificazione dell’airone, ma anche le fioriture degli alberi arrivano in anticipo rispetto a pochi anni fa. Certo è che l’effetto serra ed i conseguenti cambiamenti climatici incidono negativamente su un territorio che, deturpato da un eccessivo sfruttamento delle risorse del suolo e degradato dalla distruzione di risorse naturali, risulta essere sofferente.
Il clima cambia: non piove più come una volta e se piove spesso l’evento assume carattere di “tornado” per poi lasciare una terribile arsura; ciò porta ad una riduzione significativa del numero di ditteri – mosche, moscerini, tafani… - che rappresentano il nutrimento d’elezione per numerosi volatili, in primis le rondini.
L’osservazioni delle rondini può essere a questo punto esemplificativa.
Dati provenienti da una riserva naturalistica toscana indicano come rispetto a otto anni fa in diversi luoghi il numero di questi simpatici volatili è drasticamente calato. Se 8 anni fa al lago Porta se ne potevano contare circa 500.000 esemplari oggi si arriva a malapena a 100.000. Accanto a ciò si evince anche che il tasso di riproduzione sia crollato con uno squilibrio del rapporto uccelli adulti e uccelli giovani.
Per la vita delle rondini il cibo è tutto. Quando partono per tornare nel continente africano pesano in media 25-28 g; a fine viaggio la media del loro peso è diminuita di circa 10 g. . Pochi grammi di differenza dal valore medio possono determinare il successo o meno della traversata del mare e soprattutto del deserto del Sahara. In questi ultimi anni, a causa del drastico calo di “generi alimentari”, hanno dovuto cambiare meta. Gruppi di rondini preferiscono fermarsi in Sicilia o sulle coste nord africane. Anche il periodo di migrazione è cambiato. Se fino a pochi anni fa gli stormi cominciavano a muoversi verso la fine di settembre – periodo in cui la prole era sufficientemente matura e quindi in grado di sostenere l’impegnativo tragitto – ora ciò si verifica con un mese di anticipo.
L’avanzamento inesorabile del deserto associato a violenti temporali sul Mediterraneo conseguenti agli sbalzi climatici può provocare la morte di migliaia di rondini.
Le rondini, uccelli che restano indelebili nei miei ricordi, quando appollaiate sui fili dell’alta tensione suggerivano l’arrivo dell’autunno dopo la stagione calda, ci fanno capire cosa sta succedendo in questo mondo che disorienta gli uccelli e gli uomini. Ci inviano un messaggio forte ed eloquente: il nostro splendido cielo rischia di rimanere vuoto L. Non solo rondini, ma anche aironi, gabbiani e picchi solo per citare alcuni esempi rischiano di non rallegrare più con la loro presenza il nostro paradiso.
Rintengo che pochi accorgimenti e un po’ più di rispetto per la natura e per la vita stessa potrebbero contribuire a scongiurare questo ed altri rischi.
Un momento di riflessione sull’argomento può non guastare.

venerdì 21 marzo 2008

Everest e Cho Oyu chiuso l'accesso fino alla primavera 2008

Le autorità cinesi hanno chiuso l'accesso all'Everest e al vicino Cho Oyu, sospendendo i permessi alpinistici e di trekking fino al 10 maggio.
La notizia shock sta rimbalzando su tutti gli schermi internet e in pratica significa che salire il Chomolunga sarà possibile solo da sud, ovvero da Nepal, fino alla fine della stagione primaverile. Quindi, tutte le spedizioni che avevano già programmato la loro salita a queste due montagane dovranno ora trovare altre soluzioni.
La conferma di questa limitazione è arrivata ieri in un fax inviato dal China Tibet Mountaineering Association al Presidente del Club Alpino Nepalese. Fax pubblicato da www.mounteverest.net e che cita testualmente: "preoccupazioni di pesante attività alpinistica, vie di arrampicata sovraffollate e l'aumento di pressione di carattere ambientale che possono causare potenziali problemi di sicurezza nella zona del Qomolangma (incluso il Mt. Cho -Oyu) in questa stagione primaverile, e la limitata capacità di alloggi" come motivi per cui non potranno essere accettate le spedizioni.
Secondo www.mounteverest.net e molte altre fonti invece, la momentanea "chiusura" dell'Everest ha come motivazione il timore delle autorità cinesi che la montagna possa diventare un'opportunità importante per il movimento "Free Tibet", ovvero per le organizzazioni che combattano per i diritti umani e la liberazione del Tibet.
Infatti, il periodo di chiusura coincide con il momento in cui la fiamma dei Giochi Olimpici 2008 dovrebbe raggiungere la cima più alta della terra. Vedere una protesta o sventolare una bandiera Tibetana, invece di quella cinese, potrebbe essere l'incubo più grande per ogni organizzatore.
La "chiusura" di queste due montagne potrebbe dunque essere un’indicazione di quanto sia importante, almeno apparentemente, presentare una patina di esteriore armonia in queste alte terre, culla di in una delle civiltà più antiche del mondo. Soprattutto in questo anno in cui tutti gli occhi del mondo saranno puntati verso l'estremo oriente.

(Everest visto da Nord)
Foto di Francesco Tremolada


Tratto da: http://www.planetmountain.com/News/shownews1.lasso?l=1&keyid=36085

Si va a correre!

Ultimamente, causa lavori in campagna e i preparativi per la ristrutturazione, non mi sono dedicato con costanza all'allenamento aerobico; certo un po' in montagna, un po' in bici e di corsa ci sono andato quasi quotidianamente ma mi mancava un po', soprattutto con la corsa, di lungo. Ecco quindi che, dopo aver riempito scatoloni per tutta la mattina, nonostante la giornata non fosse delle più miti, mi infilo velocemente i mini pantaloncini da corsa, il gilet anti vento e una maglia dalle maniche lunghe e via di corsa. Il desiderio era quello di fare almeno 20 km e 500 m di dislivello! Dove si può andare? Vada per il lago di S. Colomba.


Partito con una buona falcata, arrivato a Gazzadina ho un attimo di cedimento ma poi, penso al mai zeder! :-) e come per magia la fatica scivola via dalle gambe. Salendo verso Albiano ho notato con dispiacere che ai bordi delle strade, persone poco educate abbandonano ogni sorta di rifiuti senza alcuna remora: incivili :-(! Le gambe rispondono bene e arrivato al lago decido di scendere verso Albiano attraverso il bosco. Giunto in via Roma - tempo un 1 ora e 23 minuti - faccio una breve pausa rifocillatoria e mentre penso a ripartire ricevo una telefonata che, con voce gracchiante e stridula, mi intima di tornare a casa in brevissimo tempo perché c'è bisogno della mia mano d'opera. Un po' mi dispiace non poter ripetere correndo il percorso a ritroso - anche perché prevalentemente in discesa - ma approfitto volentieri di uno strappo in macchina con la miglior compagnia :-) :-) :-) che potrei desiderare.
Mai zeder!

Nel blu...

La pillola blu a giorni compirà 10 anni. Tanti auguri.
In Italia, sono state consumate qualcosa come 54 milioni di pillole (1,7 miliardi nel mondo) - più per migliorare la performance che per una vera disfunzione erettile - dal lontano 27 marzo 1998, anno in cui grazie all'approvazione della FDA, la miracolosa losanga blu fu presentata al mondo come efficace rimedio per combattere l'impotenza maschile.
I dati di vendita - italiani - dicono infatti che sei confezioni su dieci in realtà vanno in tasca a uomini sotto i 60 anni e due su dieci addirittura a under-50.
La vera Viagra-generation sembra quindi essere quella tra i 25 e i 34 anni: i più convinti che il Viagra "migliora le abitudini sessuali".
La storia del Viagra è la storia di un successo involontario, di un bersaglio raggiunto senza prendere la mira, anzi mirando in una direzione del tutto diversa. La Pfizer, multinazionale della farmaceutica, cercava infatti un principio attivo per curare l'angina pectoris. Provò con il sildenafil citrato e non funzionò; c'era però un effetto collaterale curiosissimo che le cavie umane, entusiaste, non mancavano di comunicare ai referenti della sperimentazione clinica.
Da allora la storia del Viagra è stata una continua escalation arrivando pure, in Italia, a comparire nel '99 sullo Zingarelli dove, Viagra è sinonimo di fenomenale eccitazione. Sul Viagra si scrivono libri, si girano film e si inventano miti. La miracolosa pillola blu ha perso il significato di medicinale in senso stretto, lasciando posto a quello di fenomeno sociale da cui una nuova mitologia maschile.
E' stato davvero così un successo?
Due pillole, un paio di preservativi e via a vivere la notte: il lato oscuro del blu.
Prostitute lo forniscono come benefit, sul set dei film porno è l'indispensabile/irrinunciabile nuovo strumento di lavoro; come molti medicinali è entrato nella sfera delle sostanze di abuso e così i ragazzini, prima di uscire dalla discoteca, si calano il sexysballo come ultima pasta perché...non si sa mai.
E' davvero il Viagra l'elisir dei superuomini? Più probabile, il placebo degli insicuri. Viagra, medicina del desiderio debole piuttosto che del corpo stanco.
Tanti, forse troppi, chiedono alla pillola di dar loro non tanto il mezzo, quanto il desiderio, la voglia di fare l'amore.
Sempre più giovani e sempre meno malati si affidano ai prodigi della chimica farmaceutica per la paura di fare cilecca o di non riuscire a soddisfare la partner. Introducendo il doping sessuale - quando non se ne ha necessità - si rischi di non sapere mai come sarà il piacere vero, quello semplice e naturale.
Preoccupati per il consumo abnorme ed ingiustificato, i produttori del medicinale, cercano di tappare le falle e di sfatare false ideologie e comportamenti grazie ad una corretta informazione: il Viagra non è la pilla dell'adulterio, non è la pillola del sesso sfrenato.
I miti però non vengono sconfitti solo dall'informazione; a volte vi è bisogno di un mito positivo: "Viagra, la pillola delle coccole! Abbattendo i timori sulla prestazione, favorisce l'intesa sessuale, la tenerezza e l'intimità."
Che altro dire?
Simona Vinci, scrittrice, punta il dito contro questi eccessi: "Così come mangiare e respirare, come le cose che ci tengono in vita: il sesso è semplice, sono le aspettative a complicarlo."
Ritengo che vivere la propria sessualità e il proprio amore in modo sereno e obiettivo potrebbe sicuramente risolvere molti problemi legati all'ansia da prestazione. Il sesso non deve essere una competizione, un primeggiare, un mettersi a confronto con altri; deve essere sorpresa, complicità e invettiva.
Il mai zeder! (ghè da nar...), :-) riserviamolo ad altri aspetti della nostra vita, non al sesso. Si vivrà meglio.

mercoledì 19 marzo 2008

Geometrie al naturale

Particolari di foglie e fiori di Zantedeschia aethiopica (Calla)












martedì 18 marzo 2008

De rerum natura

Dopo aver macinato correndo una quindicina di km senza troppa fatica in questa mite giornata di marzo - non ho per niente invidiato le due ragazze che stavano correndo con una lunghissima e caldissima tuta - mi ero accordato con Norberto per un giro in bici. Non se ne è fatto niente perché, un po' per pigrizia e un po' per doveri di studio, incolpando un innocente venticello che da poco aveva fatto capolino in valle, ha gentilmente rifiutato il mio invito. Mai zeder, ghè da nar anche con il venticello. Dato che verso le 17.30 mi toccherà salire sul monte di Mezzocorona insieme a Daniele - forse anche Alessio - ho, per una volta, lasciato la bici da corsa a casa e inforcato il polveroso rampichino. Ho scelto come meta il biotopo - forse sarebbe meglio apostrofarlo il fu biotopo - della rupe dato che volevo connubiare il piacere di andare in bici con la possibilità di dedicarmi alla fotografia. Nonostante sia diventato un cantiere, piuttosto che un luogo dove la natura dovrebbe essere lasciata in pace, ho notato con piacere alcuni utili interventi di manutenzione e miglioramento. Forse si può sperare ancora in una sua "rinascita"...





















Vita agreste

Ghè da nar! Stavolta, anche se l'idea era ancora il Rujoch, però mi è toccato andare in campagna a svolgere le mansioni di agricoltore :-(. Molti dicono che pagherebbero qualsiasi cosa per poter lavorare all'aria aperta!, io dopo aver passato estati a posare impianti a goccia in val di Non e a raccogliere mele non appartengo a quella categoria li: viva l'aria aperta quando ci si può rilassare e divertire. Cercando di sfruttare in maniera produttiva la mattinata ho quindi aguzzato la vista per cercare particolari interessanti da fotografare. Quando ho terminato di "agricolizzarmi" ho preso la fedele Canon e passeggiando qua e la sono riuscito a realizzare qualche scatto.












Ora però ghè da nar! Corsa e bici occuperanno parte della giornata. Mai zeder!