martedì 30 dicembre 2008

Verso il Monte del Pascolo

Domenica 28



Originalmente si pensava di andare sino al Brennero per salire cima Vallaccia ma poi, visto il freddo siberiano che attanagliava l'Alto Adige già sopra Bolzano, dopo un breve consulto con Elena, Luca e Michele si è deciso di rimanere più a sud e quindi, all'uscita del casello di Chiusa, ci siamo diretti verso l'alpestre paese di Latzfons con meta il Monte del Pascolo.


(Michele, Elena, Luca)

Giunti al ghiacciato parcheggio, con una deliziosa temperatura di - 13°C, ci siamo avviati per dolci stradine di montagna che, appena dopo la fascia boschiva dei larici, permette di godere uno splendido panorama sul gruppo del Sasso Lungo verso est, mentre verso ovest offre suggestivi scorci sulla cima di San Cassiano, sul Ritzlar, sul Plackenhorn, sulla cima di San Lorenzo e ancora più a nord sul monte del Pascolo.


(Cima S. Lorenzo)

(Durante la salita)

(Cima S. Cassiano con il rifugio Chiusa)

La salita avviene senza particolari intoppi ma, circa dopo un'ora, un insistente e gelido vento comincia a sferzare i candidi prati sollevando generose manciate di polverosa neve...ghè da nar...sta diventando davvero freddo e quindi, nonostante la cima sia ancora lontana preferiamo scendere e portarci in luoghi più miti.
Al parcheggio è stato divertente, tranne che per qualcuno :-D, godersi le comiche scene di me che cercava di togliere in maniera indolore lo scarpone dal piede recentemente piagato di Elena ;-).


(Luca ridens)

(Tragicomicità)


(Michele)

Mai zeder...

Monte Cola

Partenza a mezzogiorno dal ristorante alle Pozze - sta matina gavevo son - in una splendida e caldissima giornata di fine dicembre. 






Dopo pochi metri mi aggrego alla coppia formata da Mauro e Ketty e con loro salgo verso un imbiancatissimo monte Cola.


(Baite in val d'Ilba)

Il percorso ideale percorre per tutta la sua lunghezza l'ampia val d'Ilba ma noi, preferiamo tenerci un po' più verso est e percorrere la bellissima spalla nord che risale verso la cima. 


(Il Fravort)

(Valanga a lastroni)
(Mauro e Ketty)

(Cornici verso cima 12)

(La val d'Ilba sovrastata dall'Hoabonti)

Nella neve, bella polverosa, lungo la salita si riescono a riconoscere le impronte lasciate da una lepre; nelle vallate circostanti, sono invece numerosissime le serpentine lasciate dalla miriade di scialpinisti che in questi giorni hanno deciso di salire su questa bella cima che offre uno splendido panorama su tutto il Lagorai e su un sacco di altri gruppi montuosi. 

(Io in vetta al Cola)

(Mauro e Ketty in vetta al Cola)
(Scialpinista verso le Pale di San Martino)
(Gruppo Ortles-Cevedale)

(Cima 7 selle)

Complice il gran caldo salgo fino alla croce di vetta in canotta. Dopo alcuni scatti e quattro chiacchiere ci spostiamo verso l'Hoabonti e da qui, tolte le pelli e chiusi gli scarponi si scende su neve splendida. 


(Mauro e Ketty in discesa)
Mai zeder...
Ciao Mauro e Ketty

sabato 27 dicembre 2008

Nanga Parbat

Il Diamir o Nanga Parbat, la montagna del destino, è una delle vette più pericolose e affascinanti degli ottomila della catena hymalaiana. Per decenni ha rappresentato un ambizioso e impervio traguardo per gli alpinisti di tutto il mondo, e spesso è stata teatro di tragiche scomparse. Nel corso di una spedizione nel 1970 il fratello minore di Reinhold Messner, Gunther, muore. Per anni il celebre alpinista è stato sospettato ingiustamente di non aver fatto il possibile per salvare il fratello; in seguito a questa vicenda il Nanga Parbat diventa per l'autore luogo di profondo e doloroso significato. Nel 2008 ricorre il trentesimo anniversario dell'impresa più sensazionale compiuta da Messner: nel 1978 conquista in Africa le vette del Kilimanjaro, dell'Everest e del Nanga Parbat, nessun alpinista era stato prima di allora in grado di fare altrettanto. Reinhold Messner raccoglie in questo volume le storie dei protagonisti delle numerose spedizioni sul Nanga Parbat dalla fine del XIX secolo, epoca dei primi tentativi di ascensione, fino alle imprese dei tempi recenti. Nella parte iniziale del volume prevalgono inediti e preziosi documenti d'archivio e foto d'epoca; dense narrazioni e suggestive fotografie aeree caratterizzano invece le esplorazioni degli ultimi anni. Il fotografo pachistano Pervez Khan riesce a restituire intatta la bellezza delle vette inaccessibili che alimentano il mito dell'eterno misurasi dell'uomo con se stesso.

giovedì 25 dicembre 2008

martedì 23 dicembre 2008

Monte di Mezzocorona



Gocce di resina

La resina è il prodotto di un dolore, una lacrima che cola dall'albero ferito. Quelle gocce giallo miele, non scappano, non scivolano via come l'acqua, non abbandonano l'albero. Rimangono incollate al tronco, per tenergli compagnia, aiutarlo a resistere, a crescere ancora. I ricordi sono gocce di resina che sgorgano dalle ferite della vita. Anche quelli belli diventano punture. Perché, col tempo, si fanno tristi, sono irrimediabilmente già stati, passati, perduti per sempre. Gocce di resina sono piccoli episodi, aneddoti minimi, spintoni che hanno contribuito a tenermi sul sentiero. Proprio perché indelebili sono rimasti attaccati al tronco. Come fili di resina emanano profumi, sapori, nostalgie.

" Oggi, invece, non si scia più in libertà. Si ha paura di rovinare gli attrezzi da un milione. Una grattata sotto gli sci nuovi è come un graffio sul cuore. E la neve è diventata solo materiale da scivolamento. Non si gioca più con lei. Si bada a tenerla lontana dal corpo protetti da tute spaziali. C'è un rifiuto della neve, una specie di schizzinosità. Solo i bambini, quelli molto piccoli, vi si rotolano ancora dentro con naturalezza. Ma isolati dalle tutine di plastica. Peccato, perché la neve aiuta l'uomo, gli tiene desta la salute. Salvo che non finisca dentro una valanga. "

venerdì 19 dicembre 2008

Inverno sul Pazul















Verso il Col Santo

Giovedì 18

Il meteo aveva previsto una bella giornata di sole e questa volta, stranamente, non ci ha azzeccato più di tanto. Ghè da nar istes...



Norberto ha rinunciato all'ultima lezione di basi neurali per un giro nella neve e quindi, nonostante il pericolo valanghe sia al grado 4 su una scala d 5, ci portiamo in quel di Giazzera - un nome una garanzia - con meta il Col Santo che, con i suoi dolci pendii può essere uno di quei luoghi ove il rischio è minore. Arrivati sul posto, sferzato da un vento insistente, il piccolo parcheggio conta diverse macchine e alcuni scialpinisti - che con analoga valutazione hanno scelto questo luogo - si sono appena messi in moto. 
Dopo il breve tratto irto del sentiero delle Uhl, lo scenario si apre sui stupendi prati del Pazul con le sue deliziose baite d'altri tempi.


(Altissimo di Nago)

(Sul Pazul)

(Slavina in val dei Lovi)

Poco al di sotto del bait del Marisa, si nota una slavina che attraversa per tutta la sua lunghezza la sottostante val dei Lovi - meio star su con le recie.


(Norberto)

(Norberto)

(Stivo e sullo sfondo il Carè Alto)

(Norberto)

Il tempo intanto sta repentinamente cambiando idea un vento sempre più forte e sempre più freddo sussurra strane melodie tra le spoglie estremità dei larici che ci circondano. Che fare? Meglio tornare sui propri passi... il Col Santo lo saluteremo in un prossimo futuro.
Mai zeder...

martedì 16 dicembre 2008

King Rock

Sabato 13

A causa della pioggia, l'idea di andare a rilassarsi alle terme di Colà ha lasciato il posto a qualcosa di più dinamico spingendo un nutrito gruppo di climbers al King Rock in quel di Verona. 
Palestra gigante con più di 150 vie di tutte le difficoltà, dalla parete appoggiata per i principianti agli strapiombanti tetti per i più esperti, e vasta area boulder dove mettere a dura prova la muscolatura degli arti superiori. 


(Si rispolverano le tecniche di sicurezza)

(Elena)

(Norberto ed io)

Mentre Norberto (appoggiato in parte da Elena), poco incline alla verticalità, si è innamorato del boulder - buon per lui... - Paolo, Laura, Daniele e Luca invece hanno mantenuto la loro innata passione per la salita verticale. 
... ora non ci resta che convincere i nostri politici a dedicare un po' di soldi alla costruzione di una struttura analoga in val d'Adige. Utopia...

lunedì 15 dicembre 2008

Zucchero in concerto al Palaonda di Bolzano

Uno splendido concerto con uno Zucchero in splendida forma e, nonostante l'età, con ancora un'ottima voce. Mentre Maura era proprio davanti al palco con un suo amico, io, Elena e Luca ci siamo goduti lo spettacolo qualche fila dopo.



(Zucchero)

(3F... ;-) )

Si è fatto tutto il possibile

È mattina presto. Un uomo è chiuso nel suo studio di primario, in ospedale. E ricorda. Quell'uomo è Mario Valenti, anestesista, docente universitario e professionista navigato, uno che la vita l'ha "sempre presa in pugno" e tenuta ben salda. Nella solitudine della sua stanza, quell'uomo ricostruisce l'opprimente cadenza degli eventi che l'hanno portato fin lì. La sua vita, a un certo punto, sembra essersi trasformata in un domino le cui tessere si abbattono una dopo l'altra. A mettere in moto la reazione a catena è stato un tragico errore in sala operatoria: l'aver scambiato una fiala e iniettato al paziente un farmaco sbagliato, provocandone la morte. Da allora, il corso della sua esistenza risulta ineluttabilmente alterato. Lui, che pure aveva progressivamente spostato in avanti il proprio limite del giusto, del lecito, del possibile, in nome della carriera, del potere, della soddisfazione personale, adesso è smarrito. E il peso che si è ritrovato addosso lentamente lo schiaccia.