sabato 3 gennaio 2009

Sulla neve è comparso lo scialpista

Lo scialpista. Vent’anni fa questa specie non esisteva ancora: i loro progenitori vivevano solo allo stato brado, tra valli incontaminate e boschi, sulle creste sferzate dal vento, sulle distese vergini di neve fresca, con gli occhi che guardavano sempre lontano: erano gli scialpinisti.

Potevi incontrarne casualmente qualche branco che attraversava fugacemente una pista, per poi sparire nel bosco e ricomparire come puntini colorati lontani, su qualche cima, lasciando dietro di sé solo l’immancabile scia a zig zag delle pelli di foca. Gli scialpinisti conoscevano la montagna ed i suoi pericoli, le slavine ed i segni che annunciano la tormenta, le tracce degli animali sulla neve, partivano prima dell’alba e si scambiavano cioccolata, the caldo e racconti sulle vette, prima della discesa; essi guardavano gli sciatori su pista un po’ come camosci guardano le capre, o i fagiani le galline nel pollaio: una specie simile con cui non accoppiarsi.

Ma l’evoluzione naturale è imprevedibile: annate siccitose e senza neve spinsero qualche individuo della specie ad avventurarsi sulle piste innevate artificialmente, all’inizio di nascosto, nelle ore notturne o di primo mattino, poi anche in pieno giorno, e la sorpresa fu grande: niente più slavine, neve liscia e battuta, sguardi ammirati degli sciatori ed in cima, incredibilmente canederli e stinco di maiale in un caldo rifugio: era nato lo scialpipista.

Nel giro di due decenni questa nuova specie poco a poco ha soppiantato la specie primitiva, che si è quasi estinta; esistono ancora esemplari di scialpinista sul Lagorai, uno ne è stato con le reti in Brenta, e sci alpinisti con radio collare sono stati liberati in val di Fassa per ripopolamento, proprio mentre scriviamo. Sono invece in continuo aumento gli scialpipisti che ogni domenica risalgono lungo gli impianti del Bondone, della Paganella ecc., superattrezzati e con lo sguardo fisso sul cardiofrequenzimetro.

Occhi che non guardano più lontano.

Franco Garzon

Leggendo l'Adige questa mattina ho scovato questa sagace lettera sullo scialpinismo...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un piacere che ti abbia colpito questo scritto dove si mette in discussione gesti considerati del tutto naturali e ormai consolidati da molti sul come viversi la montagna (e non solo aggiungo io...); dove si suggerisce che al correre, che alla competizione, che alla sfida sui tempi, sui risultati, si possa preferire l'osservare, l'ascoltarsi e l'ascoltare;dove si impara a gustare , a riconoscere il valore dell'attimo,dell'adesso, del qui ed ora e non solo del dopo........per un sagittario come te è una grandissima conquista