mercoledì 30 aprile 2008

I Fantasmi di Pietra

9 ottobre 1963: il fianco del monte Toc precipita nell'invaso del Vajont.

Erto, paese abbandonato, case crollate, mura a pezzi, tetti aperti, porte e finestre che come occhi vigilano sulle quattro strade del paese dove solamente qualche segno, qualche piccola particolare rievoca in chi in quei posti ci ha vissuto, ricordi di persone, di vite transitate e troppo presto partite per altri luoghi.
In queste quattro strade, nelle quattro stagioni, Mauro Corona si sofferma e ci fa entrare di volta in volta in una casa, in una vecchia osteria, nella chiesa: luoghi dove vi sono personaggi con le loro gioie, i loro drammi e le loro passioni. Luoghi di solitudine, d'amicizia e d'amore.
Un bel libro scritto con l'inconfondibile stile del poeta-alpinista.



"Bisogna risvegliare in loro passioni, hobby, interessi che certamente hanno ma tengono segreti o non riescono ad esprimere. Far germogliare nei ragazzi l'entusiasmo è dovere di tutti noi. Allora ai giovani tornerà la fiducia e non butteranno alle ortiche la vita e il futuro."

"Amo immensamente questa terra e più passano gli anni più essa mi sembra ricca. Quando sarò vecchio, dai suoi boschi e dai suoi torrenti mi verranno incontro i ricordi dell'infanzia, e il cerchio si chiuderà». Ecco, è per lo stesso motivo che restiamo ancorati qui, in equilibrio sul ripido, precari della vita, col rischio di cadere ogni giorno. Quando saremo vecchi, lungo le vie della Erto morta ci spierà la nostra infanzia, ci sorriderà la nostra adolescenza. Entrambe verranno a rammentarci i tempi felici, quando il paese era vivo e brulicava di gente, e si viveva in pace nel lavoro e nelle feste, e noi eravamo giovani, pieni di esuberanza e di entusiasmo. Cose che oggi non abbiamo più. E non abbiamo più nemmeno il nostro paese."

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