mercoledì 13 febbraio 2008

Una pillola al giorno...

I dati contenuti nell'Osmed del 2007 elaborato dall'Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali, forniscono una radiografia preoccupante di ciò che avviene in Italia - anche nel resto del mondo - in merito al consumo di specialità farmaceutiche.
Una pillola al giorno è la dose di farmaci che ogni italiano consuma in 24 ore.
Negli ultimi anni il nostro bel Paese ha dato una potente impennata al consumo di farmaci arrivando a trangugiare 51,9 milioni di farmaci ogni giorno. Soltanto 5 anni fa nella giornata di 10 italiani trovavano posto 7 pillole, alla fine del 2007 siamo arrivati a quasi 9 ed ora stiamo inesorabilmente avvicinandoci al "mirabile" traguardo di una pillola al giorno per ciascuna persona a prescindere dall'età. Gli apparati che vengono presi di mira da questo sensazionale boom farmaceutico sono sostanzialmente tre: il sistema cardiovascolare, il sistema gastrointestinale e il sistema nervoso.
Tra i primi trenta principi attivi che vengono consumati all'interno delle confortevoli mura domestiche 18 sono indirizzati al cuore, l'organo del sentimento per antonomasia: abbassano il livelli pressori, riducono i liveli di colesterolo circolante, curano i disturbi del ritmo, dilatano i vasi sanguigni, fluidificano il sangue e regolano le quantità di elettroliti circolanti. Quattro persone su dieci, in Italia, hanno ormai un appuntamento fisso con la pastiglia per il cuore, dato questo che è secondo solo al Portogallo per quanto concerne il panorama europeo.
Dopo il cuore, a seguire, troviamo principi attivi che riducono l'acidità gastrica, ne facilitano lo svuotamento, stimolano la peristalsi e combattono la diarea.
Il triangolo viene quindi chiuso con sedativi e antidepressivi che combattono i fastidi del cervello.
Saranno veramente utili tutte queste medicine? A questo proposito S. Garattini, direttore scientifico dell'istituto farmacologico Mario Negri afferma che:" i farmaci fanno bene ad una certa percentuale di pazienti ma non sappiamo quali." :-(
Grandi studi randomizzati sulle statine hanno dimostrato che solo il 3% dei pazienti trattati trae giovamento dalla terapia; che dire dell'altro 97%? :-(
Certo, l'invecchiamento della popolazione e un allargamento negli anni del concetto di malattia ha sicuramente contribuito, in maniera benevola, ha riempire cassetti ed armadi di pillole ma, forse, è ora il caso di analizzare in senso critico la possibile evoluzione del problema tralasciando per un attimo il mero discorso economico che sta tanto a cuore - chissà che farmaci usano loro per curarselo :-) - alle multinazionali dell'industria farmaceutica e concentrarsi maggiormente sul rapporto rischi Vs benefici che un tale consumo può dare al singolo malato.
La mia esperienza, per altro condivisa da colleghi infermieri e medici e che segue il filo dello studio Osmed, è che in Italia vengono prescritti troppi farmaci.
Forse, se provassimo a vivere più serenamente con noi stessi e se riuscissimo a divincolarci dai tentacoli dello stress - additato come uno dei principali fattori di rischio di malattie cardio e cerebrovascolari nonchè di ipertensione e ateroscleorsi - con cui il mondo moderno ci avvinghia, potremmo ridurre drasticamente il consumo di farmaci e far vivere il nostro cuore in maniera più salutare. Spunti e riflessioni costruttive sono ben accetti.

1 commento:

Claudio ha detto...

C'è ci dice che la maggior parte dei farmaci prescritti dai nostri cari "Medici di famiglia", non curano affatto le patologie in atto nel nostro organismo....che il tasso di mortalità a causa di assunzionidi farmaci sia in cescita vertiginosa, del resto la chimica di laboratorio ha sosituito quasi ovunque, le terapie di carattere più naturale e meno impattante, si può pensare che le nuove norme della comunità europea vanno verso il divieto di sostanze naturali e non che nonostante la provata validità il loro uso va a scontrarsi con i cartelli farmaceutici. Stavo parlando questa notte a proposito del caso della Stevia Rebaudiana,
(http://it.wikipedia.org/wiki/Stevia) che nonostante abbia un potere dolcificante di gran lunga dello zucchero, e sia sicuramente più salutare dell'aspertame nei paesi come l'Italia, ne sia vietata non solo la vendita, ma pare anche la coltivazione.......
Inoltre si deve tener conto degli effetti collaterali dei farmaci,i quali sono curati da altri farmaci che creano altri efetti collaterali ottenedo un effetto così lucroso per l'industria.......