martedì 21 febbraio 2012

Nelle mani dell'uomo corvo

Stufo dei libri del padre ho provato a leggere il primo libro del "piccolo" Corona. Un thriller forse un po' troppo scontato ma che nel complesso si lascia scorrere piacevolmente.

C'è un uomo con un cappotto nero che assomiglia a un corvo, ma Vanessa non sa in che posto si trova. Sa solo che è intontita, frastornata, confusa e che non ci vede bene. L'uomo ha degli occhiali a specchio neri che sembrano due buchi. Vanessa vede un mare di piastrelle bianche e il bianco acceca gli occhi e li assopisce. Ci sono dei neon che diffondono una luce giallognola e fredda, senza vita. Vanessa è bloccata, impedita. È scalza e legata mani e piedi. Dietro l'uomo corvo intravede un passaggio stretto e una stanza più grande, in penombra. In quel punto il pavimento è una specie di pedana in metallo rialzata e in basso ci sono due grate. C'è anche una scatola di acciaio sul muro con un pulsante rosso nel mezzo. Vanessa si muove come una bestia in catene. Si accorge di avere una specie di collare e sente freddo alle braccia, alle gambe. L’uomo corvo la guarda, poi le si avvicina e le accarezza il viso. Le dice che in quella stanza non ci sono finestre, né porte, né buchi per uscire e che le basterà premere un bottone perché lui, l’uomo corvo, possa arrivare da lei. Vanessa si sente sfruttata, violata, svuotata. Capisce di essere la pedina di un gioco spaventoso, oscuro, perverso. Ogni tentativo di fuga è bloccato sul nascere. Vanessa sente di essere in bilico tra la vita e la morte, che dovrà lottare per la propria sopravvivenza e resistere al proprio aguzzino. Allora fruga nella sua anima, fino a una profondità che le sembra inattingibile. Decide di abitare una sola dimensione del tempo: il presente. Tutte le altre dimensioni spaziali e temporali sono abolite…

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