Il popolo brasiliano sembra infatti essere preoccupato di poter perdere - o di non poter sfruttare loro stessi - la miriade di segreti della biodiversità che è abilmente celata nei meandri più insidiosi del polmone del mondo.
Proprio in Brasile, il governo Lula ha pronta una legge che ha come scopo quello di controllare e regolamentare accessi e visite in Amazzonia. Il primo a darne notizia è stato il ministro della Giustizia che ha puntato il dito contro molte organizzazioni non governative che sembrano seguire progetti di cooperazione ma che in realtà spesso rappresentano una copertura per fameliche multinazionali che con i loro ricercatori biologici e botanici sono alla ricerca di piante dalle spiccate proprietà curative per estrarne molecole da brevettare e sfruttare sul mercato mondiale dei farmaci.
Il problema dei brasiliani, come purtroppo quello di altri paesi, nasce dal fatto che l'Organizzazione mondiale del Commercio non ha ancora riconosciuto la proprietà intellettuale sui nuovi medicinali - molti ancora sconosciuti - nascosti nella foresta amazzonica motivo per cui chiunque può estrarli e brevettarli rubandoli di fatto al Brasile. La nuova legge prevede permessi speciali rilasciati dal Ministero della Difesa e complicati iter burocratici da rispettare. I trasgressori si vedranno appioppare una salatissima multa che sfiora i 40.000 euro.
Molte però le opinioni critiche a questa dura presa di posizione in quanto si teme che ciò rappresenti solo un modo per limitare le incursioni delle organizzazioni internazionali (in primis Greenpeace) che vigilano sulla deforestazione e accusano il governo di non fare abbastanza. Recentemente infatti il governo brasiliano ha chiuso più volte un occhio per aumentare le superfici coltivabili al fiorente mercato, soprattutto in termini di esportazioni, della soia.
Proprio in Brasile, il governo Lula ha pronta una legge che ha come scopo quello di controllare e regolamentare accessi e visite in Amazzonia. Il primo a darne notizia è stato il ministro della Giustizia che ha puntato il dito contro molte organizzazioni non governative che sembrano seguire progetti di cooperazione ma che in realtà spesso rappresentano una copertura per fameliche multinazionali che con i loro ricercatori biologici e botanici sono alla ricerca di piante dalle spiccate proprietà curative per estrarne molecole da brevettare e sfruttare sul mercato mondiale dei farmaci.
Il problema dei brasiliani, come purtroppo quello di altri paesi, nasce dal fatto che l'Organizzazione mondiale del Commercio non ha ancora riconosciuto la proprietà intellettuale sui nuovi medicinali - molti ancora sconosciuti - nascosti nella foresta amazzonica motivo per cui chiunque può estrarli e brevettarli rubandoli di fatto al Brasile. La nuova legge prevede permessi speciali rilasciati dal Ministero della Difesa e complicati iter burocratici da rispettare. I trasgressori si vedranno appioppare una salatissima multa che sfiora i 40.000 euro.
Molte però le opinioni critiche a questa dura presa di posizione in quanto si teme che ciò rappresenti solo un modo per limitare le incursioni delle organizzazioni internazionali (in primis Greenpeace) che vigilano sulla deforestazione e accusano il governo di non fare abbastanza. Recentemente infatti il governo brasiliano ha chiuso più volte un occhio per aumentare le superfici coltivabili al fiorente mercato, soprattutto in termini di esportazioni, della soia.
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